“Il segreto dell’esistenza umana non sta soltanto nel vivere, ma anche nel sapere per che cosa si vive” - F.Dostoevskij

Categoria: Volontariato

Oltre le celebrazioni del 5 dicembre: meno ipocrisia e più fatti per il volontariato

Si è celebrata ieri la giornata internazionale del volontariato e dal Presidente della Repubblica alle associazioni del territorio è stato un continuo celebrare l’importanza dei milioni di volontari impegnati ogni giorno a garantire la coesione sociale.

L’Italia è per storia tra le patrie dell’impegno civico in nome della solidarietà e non è un caso che, secondo gli ultimi rapporti ufficiali, i volontari siano circa sei milioni.

Numeri rilevanti che raccontano persone e cuori pulsanti che giorno dopo giorno praticano la cultura del dono e, spesso nella totale assenza delle istituzioni, offrono risposte ai bisogni di chi vive affrontando le più diverse difficoltà.

Nel volontariato risiede la vera anima del non profit e del terzo settore.

In virtù di questa importanza e del ruolo che esso ricopre è arrivato il tempo di dire con chiarezza che le parole, per quanto bellissime e vere, non sono più sufficienti a rendere onore e giustizia al volontariato.

Ci vogliono fatti, atti e provvedimenti concreti diretti a tutelare l’immenso patrimonio di solidarietà e dignità testimoniato dai volontari e dalle loro organizzazioni.

Non sono più questi i giorni per ascoltare ed inseguire gli interessi e le richieste di poche realtà che hanno spesso dimenticato la vera anima del volontariato.

Non è più questo il tempo per tollerare che chiunque possa affidarsi a belle narrazioni di falsa solidarietà per accrescere il proprio potere.

Non è più il momento di fingere ossequioso rispetto per taluni rappresentanti delle istituzioni impegnati solo a tessere le lodi del terzo settore senza mai far seguire atti concreti e duraturi in suo sostegno.

I volontari continueranno ad operare disinteressatamente senza alcun bisogno di medaglie da mostrare, ma non è possibile che anche per questo “mondo”, così come nel resto del Paese, ci sia un tale distacco tra classe dirigente e vita reale.

Andiamo oltre le ipocrisie di questi tempi, i tecnicismi dietro i quali si nasconde l’assenza di visione e la scomparsa dell’anima del volontariato, ed iniziamo a pretendere risposte vere ed opportuni silenzi e, soprattutto, onestà intellettuale.

Naturalmente non tutto è da buttare, occorre lavorare per far emergere gli esempi positivi presenti nelle rappresentanze del terzo settore e all’interno delle istituzioni senza rincorrere narrazioni di comodo e assolutorie, ma avendo come unico obiettivo quello di migliorare le condizioni per l’azione dei volontari e favorire l’unità della comunità senza ipocrisie.

Pubblicato su: Istituzioni24.it

Più giovani per il Servizio Civile. Così si aumenta il civismo del Paese

La gestione della pandemia non finisce di regalare sorprese. Ben vengano i primi provvedimenti a favore del terzo settore previsti dal “decreto rilancio”, ma pensare ad un bando per reclutare volontari al fine di affidargli compiti di sicurezza e controllo del distanziamento sociale appare quanto meno bizzarro. Lo è nella misura in cui non è possibile confondere il ruolo ed il compito dei volontari così come definiti dalla Riforma del terzo settore all’art. 17 ( Il volontario è una persona che, per sua libera scelta, svolge attività in favore della comunità e del bene comune, anche per il tramite di un ente del Terzo settore, mettendo a disposizione il proprio tempo e le proprie capacità per promuovere risposte ai bisogni delle persone e delle comunità beneficiarie della sua azione, in modo personale, spontaneo e gratuito, senza fini di lucro, neanche indiretti, ed esclusivamente per fini di solidarietà) con quelli che dovrebbero essere svolti dalle forze dell’ordine di ogni ordine e grado. 

Risulta davvero incredibile come ancora una volta si manifesti confusione su quello che il terzo settore rappresenti e sicuramente non è attraverso queste iniziative estemporanee che si potrà arrivare a riconoscerne pienamente il ruolo fondamentale di garanzia della coesione sociale e della partecipazione.

Dalle notizie e le indicazioni trapelate, a partire dalle dichiarazioni del Ministro Boccia, si rischia di alimentare ulteriori imprecisioni sul ruolo della Protezione Civile e della sua grande squadra di volontari, i cui risultati riconosciuti positivamente da tutti sono garantiti da lunghi e seri percorsi di addestramento e formazione.

Più che alimentare inutile confusione sul ruolo dei volontari sarebbe il caso che si cominciasse seriamente a superare la fase della retorica e iniziare ad attuare serie politiche di valorizzazione del volontariato e del terzo settore in generale così come richiesto recentemente da tutti i rappresentanti del non profit.

La proposta sugli “assistenti civici” e l’impiego di risorse pubbliche che esso comporterebbe invita anche ad un’ulteriore riflessione: più che alimentare confusioni e polemiche, perché il Governo non si concentra nell’aumentare ulteriormente le risorse per il servizio civile universale, vera e propria “palestra civica” d’impegno e partecipazione per migliaia di giovani italiani. La crisi che stiamo attraversando ha mostrato quanto sia importante il ruolo che il servizio civile svolge quotidianamente per la tenuta sociale e la crescita del Paese. Il Ministro Spadafora ha sicuramente compiuto un primo ed importante passo recuperando recentemente 20 milioni che andranno ad integrare i fondi attualmente disponibili consentendo di avviare nei prossimi mesi progetti che impiegheranno un massimo di 45.000 volontari (10.000 solo in alcune regioni grazie al programma Garanzia Giovani e 35.000 da programma ordinario). 

Il Ministro ha manifestato la volontà di voler fare di più e chiesto sostegno a tutte le forze politiche presenti in Parlamento per cui, invece di scatenare dissidi ed incertezze intorno alle figure di distanziamento sociale ovvero “assistenti civici”, perché non provare ad accorciare le distanze puntando sula crescita della comunità rendendo il servizio civile davvero universale e riconoscendo pienamente al terzo settore nella sua interezza l’importanza che esso ha per la tenuta e lo sviluppo dell’Italia.

Pubblicato su: Servizio Civile Magazine

La difficile stagione del volontariato

Non sarà un cambio di governo (in realtà di parte della maggioranza) a rilanciare la fiducia nel terzo settore. Certo le “agende, i buoni propositi e le linee programmatiche” rappresentano sempre un punto di partenza, ma restano spesso lettera morta perché legate di frequente solo alla narrazione ed alla rappresentazione che si vuole consegnare al Paese della propria esperienza politica.

Come sempre contano i fatti, le applicazioni delle leggi e la realtà quotidiana di ogni cittadino che, nonostante i propri rappresentanti, si ritrova a vivere circostanze e situazioni a volte diverse da ciò che il legislatore ha in mente quando promulga una legge o un regolamento.

Se una parte del terzo settore (quella che trova più spazio nei circuiti mediatici) insiste con le narrazioni assolutorie e lontane dalla realtà non può recuperare la fiducia che gli italiani, i giovani soprattutto, hanno smarrito nei suoi confronti. Se continua ad adagiarsi solo ed esclusivamente su elementi divisivi e ideologici, anziché contribuire al consolidamento di legami solidali tra i cittadini finirà solo per acuire le distanze.

A risentirne sarà maggiormente il volontariato – vera grande anima del terzo settore – che si prepara a vivere una lunga stagione in cui dovrà recuperare la credibilità perduta sin dal momento in cui, dagli operatori del terzo settore fino ad arrivare ai decisori politici, é stato considerato solo come un ulteriore “pezzo” da utilizzare per il profitto economico e politico a scapito dello spirito sincero di solidarietà che anima migliaia di volontari.

Un esempio banale, conosciuto da tutti, ma che spesso viene letteralmente ignorato per convenienza: quante sono le associazioni nate sui territori per fare semplicemente clientelismo? Provate a chiederlo ai tanti volontari, progettisti ed operatori che giorno dopo giorno vedono mortificato il proprio impegno da scelte di piccole e grandi amministrazioni che, pur nella legittimità e nell’esercizio del proprio mandato, per motivi ideologici e anche d’incompetenza scelgono di finanziare progetti ed iniziative che non hanno ricadute, rispondono a pregiudizi ideologici o, peggio ancora, nemmeno vengono realizzati.

Sotto questi ed altri colpi la fiducia è crollata ed il primo a risentirne è stato proprio il volontariato. Da sempre per ripartire e recuperare il tempo perduto non occorre fare voli pindarici o affidarsi ai massimi sistemi, basta guardarsi dentro. La storia non aspetta i ritardatari.

Pubblicato su: Istituzioni24.it

Il volontariato per la crescita dei giovani ed il futuro dell’Italia

Dalla società civile si registra sempre più di frequente il segnale della necessità di reintrodurre l’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole (l’ultimo esempio: l’iniziativa lanciata lo scorso anno da ANCI con la raccolta firme per una proposta di legge di iniziativa popolare o la proposta di legge presentata lo scorso 6 dicembre dalla Lega). Sicuramente, se ciò avvenisse in un modo serio, potrebbe essere un’ottima cosa per aiutare le giovani generazioni ad orientarsi alla tutela della comunità ed al rispetto. 

Tuttavia oltre la scuola e le famiglie cui resta la responsabilità principale dell’educazione dei giovani, non bisogna dimenticare il ruolo che il mondo dell’associazionismo può recitare nel completare la formazione dei giovani in un periodo ci si interroga quotidianamente sulla necessità di offrire ai giovani esperienze al passo con i tempi. Percorsi che sappiano far maturare in essi la coscienza di una comune appartenenza e la necessità di un impegno quotidiano condiviso a tutela dei più deboli, della cultura e della coesione sociale nella valorizzazione delle diversità.

Il volontariato, di qualsiasi natura esso sia, aiuta i giovani ad entrare in contatto con lo stare in comunità in vista di un obiettivo condiviso. Un obiettivo che può essere raggiunto solo se gli attori coivolti svolgono il proprio compito rispettando le regole ed i compagni di viaggio.

Non tutti i giovani pensano che “è tutto un magna magna”. In tanti credono che sia importante e possibile impegnarsi in prima persona per migliorare le cose in Italia: il 73,8 % degli intervistati mostrava tale convinzione e il 67,7% presentava una spiccata attitudine al cambiamento (Rapporto giovani 2018, Istituto Toniolo).

Posizioni che confermano anche quanto emerso nel 2014, sempre dai lavori dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, ove a fronte di una platea giovanile molto amplia dichiaratasi totalmente priva di esperienze di volontariato, si è registrata una grande richiesta di partecipazione sociale. 

Il mondo del terzo settore può e deve rispondere a tale richiesta perché il volontariato educa alla dignità del sacrifico, all’importanza del rispetto della parola data e delle disposizioni ricevute in vista dello svolgimento di un compito ed incarna quindi pienamente l’esigenza di partecipazione e crescita sociale.

Tale percorso di crescita personalesi arricchisce con l’apprendimento di conoscenze e competenze che possono risultare più che utili per l’inserimento nel mondo del lavoro. Ed il legislatore se ne è accorto. La recente riforma del Servizio Civile Universale giunta ormai ad attuazione, ad esempio, ha introdotto, dopo anni di confronto in sede europea e nazionale, la certificazione delle competenze acquisite dai giovani nello svolgimento delle attività di volontariato e durante il servizio civile. 

Il mondo del volontariato e dell’impegno civile si candida quindi a recitare un ruolo da protagonista per la crescita delle giovani generazioni italiane e quindi per la costruzione di un futuro migliore per la nostra comunità nazionale.

pubblicato su: Servizio Civile Magazine

Terzo Settore fondamentale per la coesione sociale

La fine del 2018 e l’avvio del 2019 hanno regalato un’inaspettata, considerato passato e la consuetudine, attenzione mediatica al #terzosettore.
Un mondo variegato, composto da molte sigle e tipologie di enti che a vario titolo giorno dopo giorno contribuiscono alla coesione sociale di questo Paese.
Anche il messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rimarcato quanto importante sia il ruolo che enti del terzo settore, dal volontariato alle imprese sociali, per migliorare l’Italia in nome di valori condivisi.
Un’attenzione improvvisa dovuta all’ormai famosa “tassa sul #volontariato” prevista nella finanziaria giallo-verde che, in realtà, è più propriamente l’annullamento dello sgravio IRES. Tale scelta del Governo Conte difatti mette a serio rischio molti servizi offerti dal mondo del terzo settore a chi è in difficoltà, sebbene, almeno a parole, sia il frutto di una voglia di “punire” quei furbetti, purtroppo ci sono, che svolgono attività volte esclusivamente al proprio profitto individuale mascherandole col “volontariato”.
Non è però questa la strada per contrastare i furbi e i farabutti, perché tali sono quelli che strumentalizzano il terzo settore per i propri guadagni, poiché equivale a sparare nel mucchio penalizzando tutti (operatori e beneficiari) per colpire una minoranza.
Tralasciando l’ultimo strafalcione di fine anno del Vice-Ministro Castelli che dimostra come non solo la competenza, ma anche un minimo di studio dell’analisi logica vada recuperato in questa Nazione, auspichiamo che il Governo cancelli subito il raddoppio dell’Ires così come promesso e inizi a guardare seriamente al terzo settore mettendo in campo azioni non punitive, ma proponendo strumenti che aiutino nel quotidiano gli enti nelle loro attività. Rilancio ancora una volta la proposta di una forma di compensazione IVA per le attività non commerciali (consentirebbe di recuperare importanti risorse sia per i piccoli che per i grandi enti).
Non dimentichiamo anche che lo Stato, le Regioni e i Comuni dovrebbero farsi carico di essere garanti presso le banche per consentire agli enti che vincono progetti importanti di assistenza, lotta alla povertà di farli effettivamente partire.
Spesso validissime, ma “piccole” organizzazioni non hanno risorse in cassa da cominciare a spendere o peggio ancora vantano crediti dagli enti pubblici per attività svolte e le banche non sono disposte a fare credito. Come possono anticipare?
Si tratta di una sussidiarietà mutilata che blocca, il più delle volte, azioni validissime si risposta ai bisogni delle persone e mortifica io lavoro di tanti volontari.
La crisi ha morso forte ed il terzo settore nel suo intero, con tutti i suoi operatori e volontari, è stata la parte di comunità che ha contribuito ad alimentare la speranza rappresentando anche uno spazio trasversale di valori positivi, libertà e confronto.
Merita, venute meno le ideologie e gli steccati, di essere riconosciuto per il ruolo che effettivamente svolge per tutte le generazioni.

Pubblicato su: Istituzioni24.it

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