Dalla società civile si registra sempre più di frequente il segnale della necessità di reintrodurre l’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole (l’ultimo esempio: l’iniziativa lanciata lo scorso anno da ANCI con la raccolta firme per una proposta di legge di iniziativa popolare o la proposta di legge presentata lo scorso 6 dicembre dalla Lega). Sicuramente, se ciò avvenisse in un modo serio, potrebbe essere un’ottima cosa per aiutare le giovani generazioni ad orientarsi alla tutela della comunità ed al rispetto. 

Tuttavia oltre la scuola e le famiglie cui resta la responsabilità principale dell’educazione dei giovani, non bisogna dimenticare il ruolo che il mondo dell’associazionismo può recitare nel completare la formazione dei giovani in un periodo ci si interroga quotidianamente sulla necessità di offrire ai giovani esperienze al passo con i tempi. Percorsi che sappiano far maturare in essi la coscienza di una comune appartenenza e la necessità di un impegno quotidiano condiviso a tutela dei più deboli, della cultura e della coesione sociale nella valorizzazione delle diversità.

Il volontariato, di qualsiasi natura esso sia, aiuta i giovani ad entrare in contatto con lo stare in comunità in vista di un obiettivo condiviso. Un obiettivo che può essere raggiunto solo se gli attori coivolti svolgono il proprio compito rispettando le regole ed i compagni di viaggio.

Non tutti i giovani pensano che “è tutto un magna magna”. In tanti credono che sia importante e possibile impegnarsi in prima persona per migliorare le cose in Italia: il 73,8 % degli intervistati mostrava tale convinzione e il 67,7% presentava una spiccata attitudine al cambiamento (Rapporto giovani 2018, Istituto Toniolo).

Posizioni che confermano anche quanto emerso nel 2014, sempre dai lavori dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, ove a fronte di una platea giovanile molto amplia dichiaratasi totalmente priva di esperienze di volontariato, si è registrata una grande richiesta di partecipazione sociale. 

Il mondo del terzo settore può e deve rispondere a tale richiesta perché il volontariato educa alla dignità del sacrifico, all’importanza del rispetto della parola data e delle disposizioni ricevute in vista dello svolgimento di un compito ed incarna quindi pienamente l’esigenza di partecipazione e crescita sociale.

Tale percorso di crescita personalesi arricchisce con l’apprendimento di conoscenze e competenze che possono risultare più che utili per l’inserimento nel mondo del lavoro. Ed il legislatore se ne è accorto. La recente riforma del Servizio Civile Universale giunta ormai ad attuazione, ad esempio, ha introdotto, dopo anni di confronto in sede europea e nazionale, la certificazione delle competenze acquisite dai giovani nello svolgimento delle attività di volontariato e durante il servizio civile. 

Il mondo del volontariato e dell’impegno civile si candida quindi a recitare un ruolo da protagonista per la crescita delle giovani generazioni italiane e quindi per la costruzione di un futuro migliore per la nostra comunità nazionale.

pubblicato su: Servizio Civile Magazine