La fine del 2018 e l’avvio del 2019 hanno regalato un’inaspettata, considerato passato e la consuetudine, attenzione mediatica al #terzosettore.
Un mondo variegato, composto da molte sigle e tipologie di enti che a vario titolo giorno dopo giorno contribuiscono alla coesione sociale di questo Paese.
Anche il messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rimarcato quanto importante sia il ruolo che enti del terzo settore, dal volontariato alle imprese sociali, per migliorare l’Italia in nome di valori condivisi.
Un’attenzione improvvisa dovuta all’ormai famosa “tassa sul #volontariato” prevista nella finanziaria giallo-verde che, in realtà, è più propriamente l’annullamento dello sgravio IRES. Tale scelta del Governo Conte difatti mette a serio rischio molti servizi offerti dal mondo del terzo settore a chi è in difficoltà, sebbene, almeno a parole, sia il frutto di una voglia di “punire” quei furbetti, purtroppo ci sono, che svolgono attività volte esclusivamente al proprio profitto individuale mascherandole col “volontariato”.
Non è però questa la strada per contrastare i furbi e i farabutti, perché tali sono quelli che strumentalizzano il terzo settore per i propri guadagni, poiché equivale a sparare nel mucchio penalizzando tutti (operatori e beneficiari) per colpire una minoranza.
Tralasciando l’ultimo strafalcione di fine anno del Vice-Ministro Castelli che dimostra come non solo la competenza, ma anche un minimo di studio dell’analisi logica vada recuperato in questa Nazione, auspichiamo che il Governo cancelli subito il raddoppio dell’Ires così come promesso e inizi a guardare seriamente al terzo settore mettendo in campo azioni non punitive, ma proponendo strumenti che aiutino nel quotidiano gli enti nelle loro attività. Rilancio ancora una volta la proposta di una forma di compensazione IVA per le attività non commerciali (consentirebbe di recuperare importanti risorse sia per i piccoli che per i grandi enti).
Non dimentichiamo anche che lo Stato, le Regioni e i Comuni dovrebbero farsi carico di essere garanti presso le banche per consentire agli enti che vincono progetti importanti di assistenza, lotta alla povertà di farli effettivamente partire.
Spesso validissime, ma “piccole” organizzazioni non hanno risorse in cassa da cominciare a spendere o peggio ancora vantano crediti dagli enti pubblici per attività svolte e le banche non sono disposte a fare credito. Come possono anticipare?
Si tratta di una sussidiarietà mutilata che blocca, il più delle volte, azioni validissime si risposta ai bisogni delle persone e mortifica io lavoro di tanti volontari.
La crisi ha morso forte ed il terzo settore nel suo intero, con tutti i suoi operatori e volontari, è stata la parte di comunità che ha contribuito ad alimentare la speranza rappresentando anche uno spazio trasversale di valori positivi, libertà e confronto.
Merita, venute meno le ideologie e gli steccati, di essere riconosciuto per il ruolo che effettivamente svolge per tutte le generazioni.

Pubblicato su: Istituzioni24.it