In questi giorni di consueto caos intorno ai perenni momenti elettorali ed alle polemiche politiche è indispensabile non dimenticare quella che dovrebbe essere una delle prime necessità per il nostro Paese (in generale per qualsiasi nazione) ovvero una classe dirigente consapevole del proprio ruolo.

Se troppo spesso sentiamo raccontare quanto l’Italia abbia sempre minor “peso” nello scacchiere europeo ed internazionale, ciò è dovuto alla mancanza di una classe dirigente in grado non solo di saper tutelare gli interessi nazionali, ma anche di essere capace di fare squadra in nome di un’idea comune e pre-politica di sviluppo, coesione, solidarietà ed innovazione capace di guidare la comunità a prescindere dai leader del momento e delle maggioranze politiche.

Una comunità può crescere quando, oltre a coltivare e curare la tradizione e le proprie peculiarità, riesce ad innovare e consolidare continuamente la sua classe dirigente.

Tale aspetto non riguarda solo la politica, ma tutti gli ambiti strategici che contraddistinguono ciò che dovrebbe essere il nerbo, la spina dorsale che sorregge la comunità ad ogni livello.

Se manca questa consapevolezza, allora inevitabilmente ci si affida all’improvvisazione e conseguentemente al caso spalancando le porte alla possibilità del decadimento.

Siamo davvero sicuri che il piano inclinato sul quale, probabilmente, ci troviamo sia irreversibile?
Davvero siamo così desiderosi di abbandonarci alla totale sconnessione e alla noia della civiltà burocratica, senza provare a rilanciare un’idea guida sulla quale costruire un comune senso di appartenenza e la formazione di una classe dirigente in grado di contribuire a rilanciare i nostri territori?
Un futuro migliore è possibile solo se riusciremo a concepirci e vivere come comunità di destino.

Pubblicato su: Istituzioni24.it