Non sarà un cambio di governo (in realtà di parte della maggioranza) a rilanciare la fiducia nel terzo settore. Certo le “agende, i buoni propositi e le linee programmatiche” rappresentano sempre un punto di partenza, ma restano spesso lettera morta perché legate di frequente solo alla narrazione ed alla rappresentazione che si vuole consegnare al Paese della propria esperienza politica.

Come sempre contano i fatti, le applicazioni delle leggi e la realtà quotidiana di ogni cittadino che, nonostante i propri rappresentanti, si ritrova a vivere circostanze e situazioni a volte diverse da ciò che il legislatore ha in mente quando promulga una legge o un regolamento.

Se una parte del terzo settore (quella che trova più spazio nei circuiti mediatici) insiste con le narrazioni assolutorie e lontane dalla realtà non può recuperare la fiducia che gli italiani, i giovani soprattutto, hanno smarrito nei suoi confronti. Se continua ad adagiarsi solo ed esclusivamente su elementi divisivi e ideologici, anziché contribuire al consolidamento di legami solidali tra i cittadini finirà solo per acuire le distanze.

A risentirne sarà maggiormente il volontariato – vera grande anima del terzo settore – che si prepara a vivere una lunga stagione in cui dovrà recuperare la credibilità perduta sin dal momento in cui, dagli operatori del terzo settore fino ad arrivare ai decisori politici, é stato considerato solo come un ulteriore “pezzo” da utilizzare per il profitto economico e politico a scapito dello spirito sincero di solidarietà che anima migliaia di volontari.

Un esempio banale, conosciuto da tutti, ma che spesso viene letteralmente ignorato per convenienza: quante sono le associazioni nate sui territori per fare semplicemente clientelismo? Provate a chiederlo ai tanti volontari, progettisti ed operatori che giorno dopo giorno vedono mortificato il proprio impegno da scelte di piccole e grandi amministrazioni che, pur nella legittimità e nell’esercizio del proprio mandato, per motivi ideologici e anche d’incompetenza scelgono di finanziare progetti ed iniziative che non hanno ricadute, rispondono a pregiudizi ideologici o, peggio ancora, nemmeno vengono realizzati.

Sotto questi ed altri colpi la fiducia è crollata ed il primo a risentirne è stato proprio il volontariato. Da sempre per ripartire e recuperare il tempo perduto non occorre fare voli pindarici o affidarsi ai massimi sistemi, basta guardarsi dentro. La storia non aspetta i ritardatari.

Pubblicato su: Istituzioni24.it