Gli ultimi giorni dell’anno diventano in modo inevitabile un’occasione di riflessione sulle cose accadute e su quelle che potrebbero sopraggiungere. La situazione italiana offre sempre spunti di riflessione per coloro i quali hanno ancora voglia di provare a dare il proprio contributo.

Si avverte sempre più la mancanza di una visione organica della nostra comunità: la classe dirigente, non solo politica, pare essere sempre meno consapevole del proprio ruolo e troppo presa ad affrontare singole questioni – spesso mediatiche ed autoreferenziali – legate al presente e poco incline a sviluppare e una strategia globale per il futuro.Non c’è in queste parole una nostalgia del tempo perduto delle ideologie, ma il desiderio di una nuova stagione delle idee. Specialmente di quelle che diventano azioni in grado di determinare in positivo il futuro della nostra comunità nazionale.

Senza idee non è possibile individuare e perseguire strategie ad ogni livello: dalla geopolitica, alla politica interna per arrivare alle politiche sociali e ai tanti altri settori che riguardano la vita di ogni singolo cittadino.

Sarebbe importante recuperare anche la consapevolezza dell’importanza delle parole che si pronunciano, non in nome una coerenza estrema che può anche rivelarsi dannosa (solo gli stupidi non cambiano idea), ma per delineare profili e comportamenti di serietà che troppo spesso mancano nel vivere quotidiano.

Senza voler richiamare le tante prove negative offerte su questo tema dal teatrino quotidiano di nuovi e vecchi leader politici, potremmo guardare al mondo del terzo settore e al crollo di fiducia da parte dei cittadini che si è registrato nell’ultimo anno, nonostante le numerose quotidiane testimonianze positive.

Anche il terzo settore è troppo spesso ostaggio di una retorica buonista ed autoreferenziale che non lascia spazio a serie riforme in grado di aiutare concretamente il mondo del volontariato ad esprimere pienamente il grande potenziale costituito dalle migliaia di piccole associazioni ed enti presenti sul territorio.

Il rischio è che anche in quest’ambito prevalgano sempre di più interessi di parte e di mercato nascosti da motivazioni ideologiche o peggio ancora ammantate da retoriche buoniste che non saranno in grado di proiettarci verso il futuro con un serio welfare partecipato al passo coi tempi e con le necessità ed i bisogni dei cittadini.

Terzo settore che può e deve essere consapevole del ruolo decisivo che ricopre ad ogni livello per vincere la sfida della concretezza per la coesione della comunità nazionale, la formazione delle giovani generazioni, il sostegno alle persone in difficoltà e i rapporti internazionali del nostro Paese.

Indubbiamente occorre coraggio, ma non è più il tempo in cui alle parole non seguano atteggiamenti seri e coerenti. Tutti, nel 2020 alle porte, dovremmo sforzarci di fare la propria parte e ripartire dalle idee e dalle azioni.

Pubblicato su: Istituzioni24.it